venerdì 29 luglio 2011

Mentre in Italia si discute, la Libia viene(da noi) espugnata

“Art. 11 della costituzione: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”
 
eppure…
Nella guerra imperialista in Libia l’Italia conduce il maggior numero di missioni. Non si tratta, come ci vogliono far credere, di missioni di ricognizione o soccorso ne tanto meno di guerra elettronica anti-radar, ma di veri e propri bombardamenti condotti con i tornado e gli AV-8B della marina. Anche se queste notizie sono boicottate dalla maggior parte degli organi di informazione, che tentano di mascherare la natura guerrafondaia del governo, fortunatamente vi sono ancora network liberi che ci informano di ciò che accade realmente.
Ma quali sono i costi della spedizione in Libia?
Sul piano militare l’impiego di aerei e navi nel primo mese di guerra ha raggiunto quasi 50 milioni di euro, considerando 1200 ore di volo per veicoli che hanno costitra i 10000 e i 62000 euro. Le 5 navi schierate di fronte alle coste libiche costano quasi 350000 euro al giorno. Alle spese ci sarà da aggiungere l’uso di bombe e missili, i cui costi variano dai 30/40 mila euro per le bombe guidate a quasi un milione di euro per un missile di crociera (storm shadow). L’attuale stima dei costi della guerra imperialista supererebbe il miliardo. Mentre il governo del Paese taglia i fondi sulla sanità, sulla ricerca, sulla scuola pubblica e non affronta i grossi problemi a livello occupazionale nascondendosi dietro lo spauracchio della crisi economica, si stanziano ingenti somme per guerre di interesse gravando sulle tasche e sul futuro dei cittadini.


Tommaso Putignano 

sabato 23 luglio 2011

Chi siamo...


Siamo un gruppo di giovani ispirati dai valori del socialismo, antifascismo e antirazzismo. Siamo per la difesa delle classi più deboli, quali lavoratori, emarginati e vittime del nostro sistema. Rifiutiamo qualunque forma di discriminazione.

Siamo un gruppo autonomo tuttavia aperto alla collaborazione con organizzazioni di massa (partiti e sindacati).

Sarà un centro di aggregazione giovanile dove ognuno potrà contribuire allo sviluppo del gruppo e partecipare alla costruzione di un luogo di fermento culturale e sociale, alla ricerca di un modo diverso di investire il nostro tempo.

Lavoreremo al recupero degli spazi pubblici abbandonati, attraverso proposte di animazione e culturali(concerti, rassegne cinematografiche, presentazione di libri, mostre fotografiche etc…).

giovedì 21 luglio 2011

C'era una volta la TAV: Perchè dire NO




  

Diciamo no perché sarebbe un’opera inutile per vari fattori tra cui l’impatto ambientale e   i costi insostenibili. Sulla base dei dati economici indicati nel progetto preliminare 2010 si può stimare che la realizzazione dell’opera presenti, solo per le finanziare pubbliche italiane un preventivo di circa 12/13 miliardi di euro, come a dire l’equivalente di tre ponti sullo stretto di Messina (opera tra l’altro mai realizzata). 
Poiché lo stato italiano non dispone di queste somme dovremmo accendere mutui con le banche, di durata presumibilmente trentennale: significa che al preventivo occorrerebbe aggiungere altri 4 miliardi per interessi, arrivando a un totale di 16/17 miliardi di euro (mezzo miliardo di debito pubblico annuale per trent’anni solo per la TAV).
Altre forti motivazioni che spingono al dissenso vero la costruzione dell’opera sono: la crescita dell’intreccio perverso partiti-imprenditori-mafia. Ciò fa si che avvenga il trasferimento di denaro pubblico nelle tasche di privati e imprenditori spesso collusi con i poteri forti. La questione più grave sta nel fatto che tutto ciò non solo viene tollerato dall’opinione pubblica ma che entri a far parte della cultura dominante… E il territorio? La TAV avrebbe un impatto devastante, compromettendo in modo irreversibile risorse ambientali e la salute dei cittadini, sottraendo suolo alla valle soprattutto alle rare zone pianeggianti.
Lungo tutto il territorio attraversato, tunnel e interramenti, andrebbero ad intaccare l’equilibrio idro-geologico con elevata probabilità di perdite di sorgenti e impoverimento di torrenti, oltre ad impatti negativi sulle colture, sui boschi e a carico dell’assetto urbanistico del paesaggio, con la conseguente distruzione di alcuni siti archeologici di notevole importanza presenti sul territorio. I rischi maggiori deriverebbero dall’estrazione e trattamento di rocce che in alcuni tratti contengono amianto e uranio, trattamento che per molti versi è identico a quello delle scorie nucleari, che abbiamo rifiutato grazie al referendum.

[Fonti: Osservazioni ai progetti 2010 della Comunità Montana Valli Susa e Sangone, Osservazioni ai progetti 2010 delle Associazioni ambientaliste nazionale]

Tommaso Putignano

C'ERA UNA VOLTA LA TAV...

Imponente lo schieramento di guerra messo in campo dall’attuale Governo, con ritorsioni in perfetto stile nazi-fascista contro la popolazione della Val Susa e il suo territorio. Inoltre, denuncia il movimento, centinaia di carabinieri ed agenti di polizia hanno presidiato l’area della Maddalena, impedendo il transito perfino ai vignaioli locali, i quali si sono ritrovati a subire numerosi danni alle piantagioni a causa dell’uso dei gas tossici. Sconcertante  è stata anche l’occupazione da parte  della polizia delle stanze del Museo Archeologico.

 "Ciò ha portato le dimissioni dell’Ass. alla cultura di Chiomonte Cristian Uran, uscito in lacrime dall’ufficio del sindaco e denunciando come la polizia si sia piazzata nelle stanze del museo senza neppure chiedere il permesso “E lassù nei boschi della Maddalena – ha concluso – c’è una devastazione vergognosa. È troppo" [Ansa]

Infatti numerosi sono i reperti archeologici distrutta dall’incuria delle forze dell’ordine, forze che dovrebbero difendere i cittadini e la loro cultura, cosa che ai fatti non è corrisposta al vero.


La premeditata e violenta repressione militare del Governo ha trovato come emblema il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo(video) contro i manifestanti, azione criminale, che avrebbe potuto anche causare il morto. Impressionanti le immagini dei video diffusi in rete nei quali si possono sentire spari di lacrimogeni ad un ritmo serratissimo con il chiaro obiettivo di asfissiare quante più persone possibili.


Quest’azione ha provocato, durante gli scontri, il ferimento di un manifestante colpito da un lacrimogeno sparato ad altezza uomo. Ad aggravare il quadro c’è la denuncia da parte dei manifestanti in rete dell’uso del gas CS, un’arma chimica vietata persino in guerra ma che lo stesso stato continua ad utilizzare contro le masse durante le lotte. Si tratta di un gas cancerogeno che, oltre a danneggiare gravemente i polmoni, può nuocere al cuore e al fegato e, se è esposti a lungo, c’è una significativa possibilità di effetti letali a causa del cianuro che viene accumulato nei tessuti umani. Più tardi verranno denunciate cariche anche a gruppi in cui erano presenti bambini e anziani ma anche l’uso di idranti, di proiettili di gomma e il lancio di pietre contro i manifestanti. A conclusione della storica giornata di rivolta della Val di Susa contro l’arroganza del governo si conteranno 5 arrestati e 223 feriti NO TAV. Un giovane di 29 anni, ricoverato in ospedale con fratture al setto nasale e alle braccia e con contusioni in più parti del corpo, denuncia di essere stato torturato e massacrato a colpi di manganello durante una violenta carica delle forze dell’ordine, non solo durante gli scontri ma anche in barella, poco prima di essere trasportato dall’ambulanza. Il giorno dopo sul sito dei NO TAV, compare l’invito a segnalare al pool di avvocati del coordinamento eventuali danni a persone e cose e a testimoniare sui fatti violenti, illeciti e illegali, compresi gli insulti e la minacce pronunciate dagli agenti di polizia”.

Nasce spontanea una domanda. Che la polizia possa oggi essere uno strumento repressivo del potere, usato per spegnere con il sangue ogni forma di protesta?

Tommaso Putignano